Non sempre subire violenza significa ricevere un pugno, uno schiaffo o un calcio… Ci sono forme di violenza che sono molto più difficili da riconoscere. Ispirandoci al decalogo di consigli contro la violenza di Roberta Marasco, ecco i 10 suggerimenti da ricordare sempre.
Non permettergli di isolarti
È uno dei primi segnali di allarme. Ti fa il vuoto attorno. Comincia parlando male delle tue amiche, che sono tutte egoiste, non lo vedi come ti trattano, non vedi che si approfittano di te, sei sempre tu a chiamarle, mai loro. Dopo le amiche è il turno della famiglia, soprattutto se è una famiglia presente nella tua vita. Poi, quando arrivano i figli, diventa ancora più facile usarli per tenerti in casa. Non ha più neanche bisogno di proibirtelo, gli basta fare appello ai tuoi doveri di madre, ai tuoi sensi di colpa, alle tue paure, che la bimba piange finché non torni e io domani lavoro. E tu hai paura che gli scappi uno dei suoi urli, che perda la pazienza con i bambini, che gli scappi lo schiaffo, e resti in casa. E resti sola.
Se ti mortifica costantemente il problema è lui, non sei tu
Se critica il tuo aspetto, se ti dice di mangiare meno dolci, se ti fa sentire goffa e brutta e sbagliata. Se ti dice che stai ingrassando, che dovresti cambiare taglio o colore di capelli, che dovresti truccarti di più o di meno, stringere le gonne o allargarle. Se ti fa sentire vecchia, inutile, poco sexy, poco desiderabile. Se sminuisce il tuo lavoro, se ne parla come se fosse banale, sciocco e irrilevante, e non perché ti meriti di meglio, ma perché di meglio non sai fare. Se ti dice che cosa mangiare, quanti chili dovresti perdere, che cosa devi cucinare e come, come devi tenere la casa. Se in qualunque momento hai la sensazione che il tuo valore dipenda da lui, allora non sei sbagliata. Sei in pericolo.
Non sei sola e non sei sbagliata
Anche quando ti senti più sola che mai. Dietro di te ci sono tutte le altre donne che si sono sentite altrettanto sole, perché come te vivevano in un mondo declinato al maschile, in cui le regole sono scritte al maschile e quel che è giusto e sbagliato lo decidono i bisogni degli uomini. Non sei debole. Ci vuole forza per sopportare. Per salvarti te ne basterà meno di quanta ne hai avuta finora. Presso ogni centro antiviolenza troverai persone pronte ad ascoltarti senza giudicare. Persone preparate a darti supporto psicologico e legale, senza chiederti nulla in cambio. Ti sarà sempre garantito l’anonimato più assoluto e non sarai mai forzata a fare qualcosa che tu non voglia. In alternativa puoi chiamare il numero 1522, attivo 24h su 24h, servizio pubblico di antiviolenza.
Ogni volta che non siete in due a decidere di fare sesso, è violenza
Se ti obbliga a fare sesso quando non vuoi, ti sta usando violenza. Se ti chiede di assecondare i suoi gusti, se insiste, se ti costringe a fare quello che non vuoi quando non vuoi e come non vuoi, è violenza. Sempre. Se ogni sera fai sesso con lui solo per tenerlo buono anche dopo aver messo in chiaro che non ne avevi voglia, quella è violenza.
Se lo fai per non farlo arrabbiare, è violenza
Se ti sforzi di tenere la casa pulita perché non si arrabbi, di avere la cena pronta quando rientra perché non si arrabbi. Se ti vesti come gli piace perché non si arrabbi. Se non esci con le amiche per non farlo arrabbiare. Se non spendi troppo per non farlo arrabbiare, se gli nascondi le bollette o un maglione nuovo per non farlo arrabbiare, se quando esci torni presto per non farlo arrabbiare. Se chiedi ai bambini di non fare rumore perché lui non si arrabbi, ogni volta che percepisci la violenza in casa, anche quella che non lascia lividi, non sei tenuta a sopportarla. Non importa quanto ti sforzi e quanto ti impegni e quanto ci stai attenta, se pensi di dover cambiare per non farlo arrabbiare, prima o poi si arrabbierà.
Se ti colpisce una volta, lo farà anche una seconda
Dove è passata la violenza non crescono le seconde opportunità. Se ti dà uno schiaffo una volta, la volta dopo te ne darà due. L’unica cosa che cambierà è che invece di chiederti scusa lui, finirai per chiederglielo tu. Uno basta. Uno è già troppo.
Non sei costretta a odiarlo per salvarti da lui
Non c’è un prezzo da pagare in amore. Non sei tenuta a sopportare, non sei tenuta a soffrire, non sei tenuta a sacrificarti, non sei tenuta a metterti in secondo piano, non sei tenuta a rinunciare a niente. L’amore aggiunge, non sottrae. Se fa male non è amore, ma il percorso per salvarti non passa necessariamente dall’odio. Se non vuoi odiarlo, se non puoi odiarlo, se odiare chi hai amato è troppo doloroso e ti farebbe sentire ancora più sbagliata, non sei costretta a farlo. Se disprezzarlo significa disprezzare una parte troppo grande di te stessa e gettare alle ortiche una parte troppo grande della tua vita, non farlo. La priorità è salvare te stessa, non condannare lui.
Non hai bisogno del permesso di nessuno per lasciarlo
Non hai bisogno di convincere le persone che ti stanno attorno. Non hai bisogno della complicità della sua famiglia o del sostegno della tua. Non hai bisogno di fargli capire che ha sbagliato e che ha torto. Non hai bisogno che qualcuno venga a dirti che hai ragione. Tu lo sai.
Non hai niente da perdonarti
Sì, avresti potuto lasciarlo prima. Sì, avresti potuto cacciarlo prima di casa. Sì, avresti potuto difenderti. Sì, avresti potuto colpirlo più forte. Sì, avresti potuto denunciare. Sì, avresti potuto impedirglielo. Sì, avresti potuto convincerti che meritavi di meglio. Sì, avresti potuto fidarti prima di te stessa. No, non è colpa tua.
Mai accettare di vedersi un’ultima volta
MAI. Neanche per un saluto rapido, in un luogo pubblico, insieme a un’amica, per riprenderti la collana a cui tieni tanto, per rivedere il cane. MAI. Non glielo devi, non lo devi agli anni trascorsi insieme, non è un prezzo da pagare per lasciarlo, non sei obbligata a scrivere nessuna parola “fine”. La parola fine l’ha già scritta lui, tu devi solo chiudere il libro. L’ultimo saluto rischia di essere davvero l’ultimo.